Collegandomi a quanto già scritto da Casteddu Online e dall’amico Nicola su Facebook, ripropongo il tema festivo/stagionale in oggetto, sia perché i commenti scritti da me all’articolo di Casteddu Online sono visibili solo dalla mia lista amici sia perché è un tema al quale tengo parecchio.
Premetto che comprendo le motivazioni di chi, anche volendo aprire, rischia la multa comunale per apertura oltre l’orario settimanale, ma è proprio la popolazione (di cui gli esercenti fanno parte) che dovrebbe incentivare il Sindaco di una città a concedere giornate speciali in cui, qualsiasi esercente, possa rimanere aperto per promuovere il turismo. Altrimenti il ragionamento è giusto: tra tasse, spese di esercizio, stipendio straordinario di eventuali commessi, e rischio di multa comunale, non vale la pena restare aperti. E ad ogni festa perdiamo un pezzetto di faccia, come quella volta dell’attracco della nave da crociera Navigator of The Sea, la più grande del mondo, i cui passeggeri vagavano per una desolata città “turistica” chiusa, aspettando ore i pulman sotto un sole cocente e chiedendo se si poteva raggiungere a piedi almeno il Poetto…
Se poi veramente si facesse un discorso di incentivo politico al turismo, potrebbe essere lo stesso Sindaco a promuovere una campagna al turismo vero, organizzandosi come fanno in altre città europee come Barcellona, citata da Nicola, o come alcuni Stati che si accordano con gli operatori di trasporto in grado di dare loro turisti, calcolando tempi luogi e numero di turisti in arrivo e permettendo quindi un adeguato servizio, anche solo per chi, girando la città da solo, deve ogni tanto fermarsi per un bisogno umano e non sa dove andare.
Il discorso potrebbe essere ampliato includendo il problema annoso dei finanziamenti agli esercizi commerciali in crisi. Tali finanziamenti, ma preferisco chiamarli incentivi, potrebbero essere erogati solo ed esclusivamente ai più virtuosi, ossia a coloro che, rimanendo aperti nei giorni di piena turistica, in tutte le festività nazionali e regionali, fanno uso anche di personale regolarmente assunto.
Infine, impariamo da Facebook e dalla rete. Abbiamo bisogno di feedback esterni, ossia dei commenti dei turisti che passano da noi: cosa si aspettavano di trovare e cosa hanno trovato. Anni fa, quando sono stato in Canada, mi è stato consegnato un questionario in aeroporto proprio per verificare il mio grado di soddisfazione per i servizi (o disservizi) riscontrati. Una buona gestione politica orientata al turismo dovrebbe tenere conto seriamente dell’opinione del turista, che oggi, grazie ai mezzi di diffusione di cui ognuno di noi dispone, può declassare Cagliari e la Sardegna “isolandole” veramente dal resto del mondo.
Chiudo il mio articolo postando i commenti, scritti da me su Facebook all’articolo di Casteddu Online pubblicato domenica, che non discostano molto dal pensiero pubblicato oggi da Nicola:
Non c’è la mentalità del turno allo scopo di dare servizi! Il turista va dove sa di trovare servizi 24h/24h, perché tutti siamo turisti e quando andiamo lontano da Cagliari vogliamo questo. Ci sono anche altre date abbandonate: Ferragosto, Natale, Capodanno giorno, Epifania… tutte feste non sarde, e quindi sottovalutate… ahi ahi… tra costi al dettaglio quando gli esercizi commerciali sono aperti, e giorni di festa chiusi… ormai non conviene solo comprare da fuori ma fare tutto fuori.
Non dimenticherò mai quando, due anni fa, fine luglio mercoledì feriale, ho aspettato dalle 16 alle 17.30 che un negozio di via dante aprisse. Non faccio il nome del negozio, ma non cambia il concetto in quanto la situazione era uguale per tutta la via. L’unica attività aperta era Almarabotto Caffé. Tutti gli, bar compresi, erano chiusi. Anche le edicole. E mentre aspettavo, sono passati almeno un centinaio di turisti che vagavano per la desolata città chiusa. Alla mia richiesta di spiegazioni mi fu risposto che “C’È IL MARE, CHE È
Leggendo gli altri articoli ne traggo le conseguenze: 80 MILA turisti in una città chiusa e in una giornata simil invernale… sicuramente torneranno… a casa…UNA COSA SACROSANTA CHE TUTTI, ANCHE LORO, DEVONO ANDARE AL MARE!”. Avevano chiuso alle 12.30… quindi ben 5 ore di pausa perché non sanno organizzare turni di personale… e perdono clienti… successivo acquisto fatto presso centro commerciale ed online. Mi spiace, ma la mentalità non è cambiata. Qui non viene recepito il concetto che siamo entrati nella globalità e che io cliente posso comprare da dove mi pare e andare in vacanza spendendo molto meno di quanto spendo qui. Sei tu, esercente, che mi devi convincere che qui è meglio. La concorrenza, non è più nel quartiere, ma nel pianeta.
In risposta ad un’amica: mi stai dando ragione, la mentalità del Nord Italia è diversa da quella di Cagliari. Lì, dove il patrimonio naturale è diverso e forse in alcuni casi anche inferiore, è tutto aperto. Qui dove le potenzialità sono enormi e infinite è tutto chiuso…
A maggior ragione, se da noi è più difficile arrivarci devi incentivare il turista a venire. Sennò chi glielo fa fare? Cmq oltre che colpa della mancata mentalità al turismo, c’è anche una colpa politica non solo attuale ma radicata da decenni, che essendo vittima delle congregazioni di negozianti “antichi” della città, non propongono miglioramenti e salvacondotti per i negozi che aprono nei giorni di festa, che tra tasse, spese di esercizio e rischio di multa comunale per apertura fuori orario, rischiano troppo.
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