Paga e taci: diamo una voce ai proprietari di case non residenti - Casteddu On line
di Giovanni Duni, professore universitario cagliaritano
La legislazione vigente prevede una grave discriminazione in danno di coloro che vivono parte dell’anno nelle loro case di un Comune diverso da quello di residenza ufficiale. In quei Comuni essi non “contano” nulla nelle decisioni, ma contano moltissimo per le entrate e per lo sviluppo dell’economia locale.
Questo fenomeno è macroscopico per i Comuni a vocazione turistica, dove 1000 cittadini diventano 6000 abitanti del periodo estivo.
Nei primordi della democrazia, anche italiana, la filosofia della democrazia era che dovessero essere responsabili delle scelte pubbliche coloro che, avendo un certo reddito, pagavano le tasse e volevano pertanto influire sulla loro utilizzazione. Cosicché con la legge elettorale italiana del 1871 votavano solo 530.000 cittadini (1,98% della popolazione); solo questi erano corresponsabili delle decisioni.
Ovviamente questa filosofia contrastava con la contrapposta idea che chi non pagava le tasse per mancanza di reddito potesse ambire a crescere economicamente e socialmente, contribuendo alle scelte pubbliche. Ed oggi nelle votazioni nazionali giustamente il voto di Ferrero, Berlusconi e Armani vale quanto quello di Baingiu Porcu, pecoraro della Barbagia.
Però quando ci si sposta a livello Comunale oggi siamo al paradosso inverso: nei Comuni minori, a vocazione turistica, i contribuenti maggiori non possono aprire bocca sulle scelte relative all’utilizzazione dei cospicui tributi locali che pagano: l’IMU e la TARI (che è annuale per rifiuti di due mesi o meno) rimpinguano le casse del Comune. Senza contare lo sviluppo che la loro presenza determina nel periodo estivo nel commercio e nell’incremento dei posti di lavoro di vario tipo in tutto l’anno.
Nessun cenno di gratitudine si nota da parte delle autorità locali, che invece cercano sempre di carpire il massimo, circoscrivendo le agevolazioni ai pochi che le hanno votate e che possono rivotarle (vedi tariffe sui parcheggi).
Così questi finanziatori delle casse comunali vengono tacciati di egoismo quando appaiono preoccupati delle iniziative imprenditoriali dei “poteri forti della finanza”, che , istaurando rapporti diretti privilegiati con le autorità locali, propongono iniziative incompatibili con l’ambiente, quali quelle che compromettono le meravigliose spiagge della Sardegna. E non è corretto presentare queste preoccupazioni ambientali come egoismi a tutela di “spiagge private”, che da tempo, come tutti sanno, non esistono più, essendo tutte pubbliche o in concessione a stabilimenti.
Tutte queste migliaia di “non elettori” dei sindaci e dei consiglieri comunali non possono certo diventare elettori a pieno titolo, ma sarebbe logico ed equo che si istituzionalizzasse una loro rappresentanza con finalità consultive.
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